lunedì 21 gennaio 2008

La coda lunga


Vendere un quantitativo minore di un maggior numero di cose: questo è il futuro del mercato. Si chiama long tail e a teorizzarla è Chris Anderson, autore di "The long tail. Why the future of business is selling less of more" e direttore di Wired, il maggior settimanale tecnologico statunitense. Vediamo meglio di cosa si tratta. Nei negozi tradizionali, prendiamo per esempio una libreria, i prodotti più richiesti, in questo caso i best seller, rappresentano il 20% dei prodotti disponibili, ma proprio questo 20% verrà acquistato dall'80% dei consumatori, quindi sta nell'interesse del libraio ottimizzare lo spazio espositivo in funzione di questi libri più richiesti, lasciando meno spazio a quelli meno richiesti. Bene, la long tail afferma che l'80% dei prodotti, cosiddetti di nicchia, venderanno sempre di più e il restante 20% sempre meno grazie all'abbattimento dei costi di esposizione e immagazzinamento dovuti allo sviluppo di internet e grazie al fatto che gli utenti sono sempre più influenzati dal passaparola a scapito di ogni altro tipo di spot sui media tradizionali. 
Illustriamo qualche esempio: nessun negozio di dischi al mondo può concorrere con l'iTunes Store per numero di brani disponibili, nessuna libreria può contenere più libri di quanti tu ne possa acquistare su Amazon, e lo stesso discorso vale dai film fino alle scarpe, con Zappos, un negozio online che vende 750mila modelli differenti. Le aziende tradizionali hanno già iniziato a muoversi secondo la long tail, un esempio è Nike che ha acquistato la Converse, produttrice di scarpe di nicchia simbolo del politically correct, ma ci tiene bene a non farlo sapere in giro. In Italia non dovremmo essere stupiti da questa teoria vista la grande abilità di piccole produzioni artigianali di emergere, si veda l'ambito agroalimentare e della moda per dirne due.
Il nome coda lunga deriva dalla curva di Pareto che è una funzione di distribuzione statistica, e sta ad indicare che bisogna concentrarsi sempre più sulle infinite comunità di nicchia che rappresentano un mercato immenso.

Segnalo un articolo di Chris Anderson apparso su Wired.

Nessun commento: