Nella provincia di Henan (immagine a lato), che con i suoi 100 milioni di abitanti è la più popolata della Cina ed è considerata la culla della civiltà cinese, si contano 3000 nuovi casi di sieropositivi al mese. La situazione è tragica, i villaggi sono praticamente blindati e ai giornalisti è impedito l'accesso. In alcuni villaggi il tasso di contrazione della malattia è talmente alto che in quasi ogni famiglia si può trovare un malato, si arriva a 65 mila infetti in un solo villaggio. Questa situazione è venuta a crearsi tra gli anni '80 e '90, quando i poveri contadini venivano costretti a vendere il proprio sangue per riuscire a sopravvivere e i centri dove lo facevano versavano in gravi condizioni igieniche; i contadini donavano il sangue, il centro estraeva il plasma e poi il restante veniva reiniettato nei donatori. Così il virus ha iniziato a diffondersi nell'intera provincia.
Chi cerca di denunciare la situazione viene zittito e/o arrestato dal governo centrale. Le uniche misure adottate sono test per l'HIV distribuiti gratuitamente e cure mediche a carico dello stato per i malati più poveri.
Il vero problema poi è la disinformazione dei cinesi sul virus dell'HIV: per molti anni si è creduto che il virus lo potessero prendere solo gli stranieri o che lo si potesse prendere attraverso le bacchette che si usano per mangiare sporche. In alcuni alberghi viene distribuita una dose di detersivo agli stranieri perché pensano che lavare gli indumenti intimi nella lavanderia dell'albergo possa far trasmettere il virus. Questi sono soltanto alcuni esempi.
Speriamo che il governo centrale non si adoperi soltanto a mettere a tacere ogni cosa, ma anche a cercare di arginare questo problema seriamente.
Segnalo l'articolo comparso su Peace Reporter, da cui è tratta parte di questo post. Segnalo inoltre quest'altro articolo inerente all'argomento ed anche questo.
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